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venerdì 17 dicembre 2010

Solo con la forza d'animo ci liberiamo dalle ossessioni (F. Alberoni)

Slancio vitale e sconforto sono i due aspetti presi in considerazione da Alberoni in questo sua articolo.

Apprezzo chi sa orientarsi tra questi due momenti (entrambi non facili) di vita quotidiana e ammiro chi, con coraggio, prende decisioni e prova, perchè ci crede, a muoversi verso i propri sogni.

Siamo in un periodo difficile e lo sconforto sarebbe la via più facile per abbandonarsi al vittimismo e/o per scaricare le colpe su altri, ma proprio in questo momento è necessario prendere il coraggio tra le mani e dar vita a nuove idee, nuove attività politiche e sociali, dedicarsi al proprio ideale e ai propri sogni, cercare e coinvolgere persone per realizzare insieme la propria unica storia.

Grazie di cuore!

Luca

(fonte: Corriere della Sera)

Dopo lo sconforto bisogna cercare soluzioni alternative

Cos'è la forza d'animo? Vi sono delle persone che sono sopravvissute per decenni in orribili celle senza luce, altre nell'incubo dei gulag sovietici e dei campi di sterminio hitleriani. Altre, invece, appena imprigionate crollano, si ammalano perché cedono le loro difese immunitarie, ed alcune arrivano al suicidio. E ciò che abbiamo detto per la prigionia vale per ogni altro grande trauma, perdita, dolore.
Io credo che nel nostro animo si scontrino due forze. La prima è lo slancio vitale, il desiderio di vivere, di affermarsi, di lottare. Essa ci spinge verso il futuro, ci fa cercare sempre delle soluzioni alternative. L'altra, invece, è lo sconforto che ci spinge alla resa. Essa blocca il nostro desiderio di vivere e di agire, inchioda la nostra mente sul presente, le impedisce di immaginare alternative e di sfuggire alla sua ossessione.
 
Lo sconforto è una droga, una terribile lusinga, una pericolosa seduzione. Nel film di Kurosawa, «Sogni», due soldati vengono sorpresi da una tormenta di neve. Ad un certo punto appare loro una donna bellissima che li accoglie fra le sue braccia amorose. Sono tentati di abbandonarsi. Poi capiscono che quella donna è la tormenta stessa, che promette loro la pace della morte. Allora la scacciano, si coprono e, con la luce del mattino, si accorgono di essere accanto al loro accampamento. Il racconto ci dice che bisogna lottare contro la tentazione.
 
Ma come? Osservando coloro che sanno resistervi ho capito che vince chi riesce a gettarsi in una attività impegnativa che distoglie la sua mente dalla ossessione. Alcuni prigionieri si sono dedicati ad addestrare un topo, un ragno. Preferisco, però, ricordare una ragazza che, dopo il fallimento del suo primo amore, si è lanciata in una vita piena di rischio e di avventura e ha avuto un grande successo. E alcune persone di genio che, dopo la catastrofe hanno reagito creando, percorrendo strade nuove. Machiavelli, costretto all'esilio, ha scritto le sue opere più importanti e Nietzsche, lasciato da Lou Salomé, ha scritto Così parlò Zarathustra.
 
Ma ci sono certo altre strade, come cambiare lavoro, iniziare una nuova attività o dedicarsi al volontariato. La chiave è sempre la stessa, evitare l'ossessione, cercare il diverso e incanalarvi tutte le nostre energie vitali. Vi riesce bene chi ha un ideale, una grande meta come Nelson Mandela che, nei ventisette anni di prigione, ha sempre lottato per la libertà del suo popolo.
 
Francesco Alberoni
(fonte: Corriere della Sera del 13 dicembre 2010 - ultima modifica: 14 dicembre 2010)

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1 commento:

  1. Credo che quello che dica Alberoni sia saggio e vero. Nel mio momento di sconforto questo articolo ci sta proprio a pennello.Ma il mio sconforto deriva da ciò che mi circonda! Purtroppo non riesco a cambiarle nulla di ciò che c'è intorno a me, o meglio, non riesco a far capire a nessuna persona,che mi è vicina nella vita, di cambiare atteggiamento. Allora mi chiedo e vi domando:"Perche devo essere sempre io a cambiare e non gli altri?"

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