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mercoledì 24 novembre 2010

Se i grandi uomini sono muti la società s’imbarbarisce (F. Alberoni)

Fino a non molto tempo fa la gente aveva rispetto per l’alta cultura, per il grande filosofo, il grande scienziato

Sono stanco di veder additare a modello miliardari che ostentano la loro ricchezza, imbroglioni che vivono sul pettegolezzo, ignoranti che la gente prende come modelli di sapere e di saggezza, politici che gridano, e non fanno una analisi politico-sociale rigorosa. E di non sentire mai parlare e in modo approfondito i grandi studiosi, i grandi intellettuali.

Fino a non molto tempo fa la gente aveva rispetto per l’alta cultura, per il grande filosofo, il grande scienziato, il grande studioso. Ancora negli anni Settanta un qualsiasi laureato leggeva e citava filosofi come Kant ed Hegel, sociologi come Max Weber e Pareto, psicologi come Freud e Jung. Quasi tutti i politici della Prima repubblica erano persone molto colte, spesso professori universitari. E c’erano imprenditori come Olivetti o Pietro Barilla che si circondavano di uomini di cultura, di grandi artisti e creavano grandi imprese. Nei giornali, alla radio, alla televisione apparivano i principali personaggi della cultura. Lo faceva anche Costanzo a «Grand’Italia».

Oggi non è più così. C’è un circolo mediatico formato da persone che si invitano fra di loro, si elogiano e fanno loro commemorazioni. Pensiamo al lutto per Pietro Taricone. Ma chi ha commemorato alla televisione grandi figure come Alessandro Bausani, Norberto Bobbio, Lucio Colletti, Franco Modigliani, Mario Luzi, Sergio Cotta, Elémire Zolla, Pietro Cascella, Giò Pomodoro? In Italia c’è una grande creatività e una immensa offerta di libri, film, spettacoli. Ma manca un principio d’ordine, di gerarchia, un criterio di giudizio. Le scelte sono superficiali, affidate a un marketing grossolano e talvolta a voti comperati.

L’élite del sapere ha rinunciato a educare il pubblico a riflettere e scegliere. La cultura, la scienza, lo studio dell’animo umano hanno bisogno di pacatezza, di approfondimento, di riconoscere quando si è sbagliato, di virtù come il rispetto e l’umiltà. Ma oggi non siamo più abituati al ragionamento e all’argomentazione rigorosa, vogliamo la chiacchiera e la battuta facile. Abbiamo avvilito l’alta cultura, la grande ricerca, la vera imprenditorialità. Sono convinto che, se la società va male, è anche per questa perdita di spessore, di serietà intellettuale e morale, per questo incialtronimento. Mi sembra giunta l’ora che le élite culturali di destra o di sinistra si sveglino, riprendano il loro ruolo, il loro compito educativo e pongano un freno al degrado.

Francesco Alberoni
(fonte: Corriere della Sera del 22 novembre 2010)

ALBERONI home


Dopo quello che ho letto e ho riportato di Francesco Alberoni, non so se la responsabilità di tutto questo degrado culturale è della TV, dei quiz a premi, del buon Mike Bongiorno, del GF, di Maria De Filippi, ecc... oppure se la responsabilità sia del sistema scolastico; o forse una buona parte ce l'ha il '68 con i suoi oltraggi alla cultura dei "vecchi" testi "superati", o non so chi altro o forse tutte queste cose messe insieme. 
Ma il risultato è questo che viviamo oggi, qui in Italia, a questo punto della nostra storia... 
I nostri nonni finirono il loro passaggio su questa terra con la guerra, i nostri genitori l'hanno chiusa con "mani pulite", chissà quale sarà il nostro fardello...
Manca l'educazione, manca la flessibilità per adeguarsi ai veloci cambiamenti, manca la fantasia "costruttiva" per progettare un futuro più sereno, manca il coraggio di affrontare un cambiamento epocale che ci ridarebbe un'autostima personale e sociale decente, manca la lucidità di ammettere che non ce se la fa più ad andare avanti in un sistema di coruzione e futilità, di interessi privati e vaghi obiettivi ad essi collegati (per un pugno di voti...) che creano danni incalcolabili per la collettività. 
"Chiunque può sbagliare; ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell'errore" (Cicerone)



Grazie di cuore!
Luca

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