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mercoledì 20 luglio 2011

ZIO REMO (GASPARI) NON C´È PiÚ

Da IlTempo di oggi prendo questo articolo per ricordare un simbolo per la nostra Regione.
Su NNC non poteva mancare un pensiero per Remo Gaspari.
Quello che é il grande insegnamento a cui i giovani politici dovrebbero ispirarsi é la sua capacitá di ascolto delle persone che si rivolgevano a lui.
Si legge nel post: "Remo Gaspari ascoltava tutti e a tutti cercava di dare una mano, riconoscono adesso anche i suoi avversari politici. La sua segreteria non negava udienza a nessuno".
Una grande personalitá, un grande "macchinista", che ha condotto l´Abruzzo in luoghi inimmaginabili.


Grazie di cuore!
Luca


(fonte: IlTempo del 20 luglio 2011)

Quelle udienze sotto l'ombrellone


Per tutti in Abruzzo era «zio Remo». Gli piaceva, quel soprannome, perché rispecchiava il suo modo di trattare con la gente. «Remo Gaspari ascoltava tutti e a tutti cercava di dare una mano», riconoscono adesso anche i suoi avversari politici. La sua segreteria non negava udienza a nessuno. E quando da Roma il ministro scendeva in riva all'Adriatico per le vacanze estive, la processione dei postulanti traslocava sulla spiaggia di Vasto, dove «zio Remo» riceveva sotto l'ombrellone. Una prassi, questa, che gli era valsa l'altro appellativo, molto meno benevolo, di «re delle raccomandazioni» o «Duca degli Abruzzi». Sì, il rapporto con l'elettore era il suo chiodo fisso. «Clientelismo dal volto umano», lo hanno ribattezzato. «San Remo» segnalava, faceva assumere. E lavorava per la crescita della sua terra. Con Gaspari l'Abruzzo ha compiuto passi da gigante, diventando la locomotiva del sud. Lui, figlio di un sarto emigrato negli Stati Uniti dove aveva fatto fortuna vestendo le stelle del cinema, ha sempre rivendicato il merito di essersi fatto da solo, contando solo sulle sue capacità. Ne andava fiero, ma era orgoglioso ancora di più di aver contribuito a riscattare l'Abruzzo dalla povertà. La terra dei cafoni proiettata in testa alle regioni del mezzogiorno grazie ai finanziamenti piovuti da Roma, grazie alle industrie, alle autostrade, agli ospedali realizzati nella regione. Per questo l'attuale declino dell'Abruzzo lo amareggiava non poco e ne imputava le colpe alla classe politica, più occupata a spartirsi il potere che a ben governare. «Lo avevo visto alla festa dei novant'anni, pochi giorni fa - ricorda Tommaso Coletti, presidente provinciale del Pd di Chieti -. Era pimpante e pieno di voglia di vivere, ma sempre con lo stesso chiodo fisso: ritrovare la strada per far crescere l'Abruzzo, per dare certezza ai giovani e a quanti sono senza lavoro. Un richiamo severo, il suo, alla classe politica, di destra e di sinistra, molto distratta dalle lotte di potere e poco attenta alle reali esigenze della gente». Quella gente che in Abruzzo lo ha sempre considerato un punto di riferimento. La politica Remo Gaspari comincia a masticarla nel dopoguerra, nella sua Gissi, dove intraprende la professione di avvocato. Prima la nomina a segretario della Dc per il medio e alto Vastese, poi l'elezione ad assessore provinciale, quindi a sindaco. Le porte del Parlamento si spalancano per lui nel 1953 ed è l'inizio di una lunga avventura politica sempre con la Balena Bianca, sotto le insegne del grande centro doroteo. Dieci volte deputato (per nove legislature, dal 1953 fino al 1992), sedici ministro della Repubblica (secondo solo ad Andreotti), passando dai Trasporti alla Sanità, dalle Poste alla Difesa, dalla Protezione civile alla Funzione Pubblica. Il suo nome finisce anche in una canzone di Elio e le Storie Tese, «Sabbiature», per una storia di «voli blu»: l'uso dell'elicottero dei vigili del fuoco, una volta per raggiungere Gissi e l'altra per arrivare in tempo a una partita della Roma, procurano all'allora ministro critiche e accuse. Ma alla fine Gaspari viene prosciolto.


Remo Gaspari su Wikipedia 

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