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martedì 2 novembre 2010

Il dolore della solitudine che va sfidato ogni giorno (Francesco Alberoni)

"Ribellarsi e ribellarsi ancora.....finchè gli agnelli diventeranno leoni"(dal film "Robin Hood")

Questo è il messaggio del post di oggi.
Mi arrivano molte mail con insulti, sfide, provocazioni, ecc... perchè non rispondo più ai commenti.
Vero! Ho cambiato modo di pensare il commento: se volete che risponda c'è bisogno di onestà altrimenti perdiamo solo tempo. L'onestà si manifesta con la dichiarazione del proprio indirizzo mail per esteso affinchè possa trovare chi mi sta parlando e rispondere a lui precisamente sapendo chi è. Quando questa condizione sarà soddisfatta, anche io soddisferò le richieste degli anonimi (che non lo saranno più!). Sennò le pecore rimarranno per sempre delle pecore...

Grazie di cuore!
Luca

(fonte: Corriere della Sera del 1/11/2010)
Si è soli quando non si ama più. Il rischio abbandono

Quando parliamo di solitudine ci riferiamo alla sofferenza della solitudine. Ci sono, infatti, delle persone che, almeno in certi periodi della loro vita, stanno bene soli per studiare, per lavorare, per riflettere. La solitudine dolorosa è quella che ci viene imposta.

Perché la solitudine è così terribile? Perché noi, come individui isolati, non esistiamo. La nostra lingua, le nostre emozioni, il modo di comportarci, le mete, le speranze le prendiamo dai genitori, dai maestri, dagli amici, dagli altri. Viviamo nella nostra comunità come il bambino nel ventre della madre, fuori c'è il deserto, l'esilio: trovarsi fra gente che non conosci e che non ti conosce, che non ami e che non ti ama, a cui non sai cosa dire e che non ha nulla da dirti. Uno stato tanto più doloroso se prima eri accanto al tuo amore, circondato da amici che comprendevano i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, i tuoi desideri. Ora continui a pensare a chi hai perduto e il futuro ti appare più doloroso del presente. I medici dell'Ottocento l'hanno studiata come malattia e l'hanno chiamata nostalgia.

Tre sono le cause di nostalgia: la morte, la distanza, l'abbandono. La morte ti spinge a pensare alla persona amata e a dialogare mentalmente con lei. La distanza ti fa desiderare dolorosamente il tuo amato, con cui però puoi parlare aspettando il vostro incontro. Questo ti dà vita, energia. La distanza crea una solitudine dolorosa ma attiva. L'abbandono, invece, ti porta a rimuginare sul passato per trovare dove avete sbagliato. Da qui un dialogo fatto di rimproveri e di accuse. Ci sono anche forme di solitudine a due. Come i coniugi che non si amano più, si costringono a vivere insieme per amore dei figli: due carcerati nella stessa cella.

Esiste un metodo per evitare o almeno ridurre il dolore della solitudine?

Sì. Non richiudersi mai in un solo gruppo, non tenere mai i rapporti con una sola persona. Anche se la ami disperatamente, non farti imprigionare in quell'unico rapporto, continua a frequentare chi ti piace, chi ti capisce e ti ispira fiducia, lavora insieme a loro, fa' progetti e va' alle loro feste, incontrali nelle vacanze. Apriti anche a conoscere nuove persone. E, quando puoi farlo, fa' partecipare quotidianamente il tuo amato alla tua vita e partecipa nello stesso modo tu alla sua, ai suoi affetti, riflettendo insieme su tutto. Grazie a questa comunione spirituale e di relazioni non sarai mai completamente solo.

Francesco Alberoni

ALBERONI homepage

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