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venerdì 17 settembre 2010

Capitolo 6: considerazioni e avvenimenti storici nell'area Tordino - Vomano

Ringrazio come sempre l'amico rosetano Franco Sbrolla che ci fá conoscere il sesto capitolo della storia del nostro territorio, molto interessante.

Un post per capire meglio, a prescindere dal colore politico, come a parole si sostengano delle cose ma con i fatti ci si comporti diversamente... e a pagarne é la natura, la popolazione, la cultura, ecc... 

Grazie di cuore!
Luca


Capitolo 6: Il villaggio turistico Maresca e le 4 leggi approvate dalla Regione Abruzzo

Nel 1974 il gruppo Maresca di Montesilvano presentava alla Regione Abruzzo il primo piano attuativo di insediamento alberghiero nella proprietà terriera posta al confine nord del parco a mare Mazzarosa, a cui fecero seguito diversi progetti edilizi che aprirono un contenzioso con l’Amministrazione comunale di Roseto, la quale eccepiva una diversa caratterizzazione tipologica e funzionale.
Il 5 marzo 1996, la società Bluserena, brand del gruppo Maresca, presentava un nuovo piano di lottizzazione che, dopo lunghe vicissitudini, concludeva il suo iter il 15 aprile 2003, quando il Consiglio comunale decise, attraverso varie motivazioni, di non procedere all’adozione del PdL.
In data 16 luglio 2003, la stessa società Bluserena ripresentava un nuovo Piano di Lottizzazione Convenzionata e, dopo aver diffidato il Comune, chiedeva alla Provincia di Teramo, il 9 novembre 2004, di dar corso all’intervento del Commissario ad Acta in sostituzione dell’Amministrazione comunale.
Contemporaneamente, la società si rivolgeva al TAR dell’Aquila denunciando l’illegittimità dell’inerzia del Comune sull’istanza di lottizzazione e chiedendo un risarcimento di 10 milioni di euro. Il ricorso veniva respinto con sentenza del 12 gennaio 2005.
Successivamente, il ricorso in appello della Bluserena veniva respinto dal Consiglio di Stato con sentenza del 30 gennaio 2007.
Intanto, il 7 luglio 2004, il capogruppo regionale di Rifondazione Comunista, Angelo Orlando, aveva presentato un progetto di legge per “l’Istituzione della Riserva naturale Borsacchio” (accompagnato da una esaustiva Relazione e dalla cartografia in scala 1:25000), che veniva firmato da 17 consiglieri promotori bipartisan, tra cui il rosetano Tommaso Ginoble esponente della Margherita.
Conseguentemente, in data 8 febbraio 2005, veniva approvata all’unanimità la legge regionale n. 6 art. 69, che istituiva la “Riserva naturale regionale guidata Borsacchio”, con la quale si intendeva chiudere definitivamente la controversia con il gruppo Maresca.

Ciononostante, il Commissario ad Acta arch. Giuliano Di Flavio, nominato dal Presidente della Provincia di Teramo, deliberava, il 16 febbraio 2006, di adottare il Piano di Lottizzazione Convenzionata della società Bluserena “ritenendo ammissibile l’intervento in oggetto sebbene risulti istituita la Riserva naturale Borsacchio, in quanto la stessa legge permette la realizzazione di strutture ricettive al punto r) comma 19”.
Subordinava comunque l’approvazione del PdL alla definizione delle procedure urbanistiche relative all’ammissibilità dell’accesso carrabile, alla verifica della precedente delimitazione del pubblico demanio in contraddittorio con la Capitaneria di Porto, all’accertamento della quantità urbanistica da cedere all’Amministrazione comunale ed all’ottenimento di eventuali permessi, nulla osta ed autorizzazioni.

A Roseto invece, in data 21 marzo 2006, si riunivano i capigruppo dei partiti di centrosinistra (Ds, Sdi, Comunisti italiani, Indipendenti per Roseto e Verdi) che, per suggellare l’alleanza, firmavano un documento in cui veniva inserito che “entro l’area della Riserva non potrà esserci incremento dei volumi già esistenti”. In una successiva riunione il medesimo documento veniva firmato anche dai responsabili della Margherita e della lista Udeur-Italia dei Valori.
L’unanime volontà dei partiti dell’Unione era poi riportata nel Manifesto elettorale , nel quale si legge: “la Riserva naturale guidata Borsacchio, che sarà realizzata secondo linee enunciate dalla Legge regionale, con un piano di assetto naturalistico ispirato al principio che entro l’area della riserva non potranno esserci eventualmente nuovi insediamenti che prevedano incrementi dei volumi già esistenti, fatto salvo quanto necessario per il recupero e la riqualificazione delle attuali strutture, con criteri di progettualità originali e capaci di costituire valida alternativa a modelli già superati, con espresso diniego alla realizzazione di nuovi villaggi turistici”.
Con lo scopo di evitare qualsiasi difformità interpretativa, veniva intanto approvata la Legge Regionale 3 maggio 2006 n. 11 che, oltre a sostituire la denominazione Riserva Borsacchio nel Comune di Roseto degli Abruzzi, con Riserva Borsacchio nei Comuni di Roseto degli Abruzzi e Giulianova, correggeva il refuso relativo al numero di ettari della Riserva (1100 anziché 110).
Inoltre sopprimeva la frase “se non espressamente previste dagli strumenti urbanistici”, di cui alla lettera r) del comma 19, che aveva indotto il Commissario ad Acta a dare l’ammissibilità al PdL della società Bluserena.

Successivamente, in data 10 giugno 2006, la stessa società faceva pubblicare, sul quotidiano Il Messaggero, l’avviso di presentazione alla Regione Abruzzo della “Richiesta di Compatibilità Ambientale” per il suo Piano di Lottizzazione Convenzionata. Nel contempo, il 14 luglio 2006, il Commissario ad Acta rigettava tutte le opinioni avverse alla sua prima delibera, e dava mandato al Segretario Generale dell’Amministrazione rosetana di dar seguito ai successivi adempimenti.
Entro il termine di scadenza del periodo di 45 giorni per l’inoltro di eventuali istanze riguardanti la Richiesta presentata da Bluserena alla Regione, il Comitato pro-Riserva Borsacchio e le altre Associazioni ambientaliste inviavano le loro Osservazioni, nettamente contrarie alla Pronuncia di Compatibilità Ambientale.
Improvvisamente però, veniva approvato a maggioranza un progetto di legge regionale di 12 articoli, nel quale, all’ultimo momento, era stato inserito l’articolo 12 bis, che così recita: “Alla legge regionale 3.5.2006 n. 11, dopo l’art. 1 è aggiunto il seguente Art. 1 bis: la presente legge esplica la propria efficacia dopo l’approvazione, da parte del Consiglio Regionale, del nuovo perimetro della riserva naturale adeguato a quanto disposto dall’art. 1”.

Anche se volutamente non nominata, si trattava proprio della Riserva naturale Borsacchio, e i due presentatori dell’emendamento ad personam, Antonio Boschetti e Camillo Cesarone, consiglieri regionali eletti in Provincia di Chieti, avevano agito sicuramente su commissione in quanto non interessati come territorio e nulla sapevano di quell’area protetta.
In conseguenza, l’emendamento Boschetti-Cesarone, inserito surrettiziamente nella L. R. n. 27 del 9 agosto 2006, ha permesso la realizzazione di diverse opere cementizie all’interno della zona di massimo vincolo di conservazione integrale del luogo e del biotipo.

Intanto, in data 5 luglio 2007, il Consiglio Provinciale di Teramo approvava all’unanimità un Ordine del Giorno nel quale si impegnava il Presidente della Provincia a sollecitare il Comune di Roseto e la Regione Abruzzo per “fare dell’area che si sviluppa in Comune di Roseto, località Borsacchio, una Riserva Naturale Regionale da preservare nella sua straordinaria bellezza e da consegnare integra alle future generazioni, con le sue meravigliose caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche”.
Con la pubblicazione sul BURA n. 6 del 5 ottobre 2007 entrava intanto in vigore la Legge Regionale del 1° ottobre 2007 n. 34, nella quale un emendamento, presentato da Daniela Sandroni di Rifondazione Comunista e ripresentato da Benigno D’Orazio di Alleanza Nazionale, veniva approvato con 25 voti contro i 10 dei Ds e della Margherita.

Tale emendamento, convertito nel comma 4 dell’art. 33 così recita: “I confini della Riserva Naturale Regionale Guidata Borsacchio, nel territorio dei Comuni di Roseto degli Abruzzi (TE) e Giulianova (TE), sono stabiliti, come da cartografia allegata in scala 1:20.000 per una superficie di ha 1100”.
Come si potrà constatare nei prossimi capitoli, nemmeno la quarta legge è riuscita a riscattare la nostra città dalla dissennata distruzione dell’inestimabile patrimonio ambientale, ed è stata solo una delle tante battaglie combattute dentro e fuori la Regione Abruzzo.

Franco Sbrolla

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