Il ragazzo non sa le poesie ma conosce le canzonette, non segue i comandamenti morali ma «ciò che dicono i compagni », non conosce i classici ma quello che dicono i personaggi televisivi. La pedagogia che livella tutto sul basso per eliminare le differenze, in realtà ha avuto come effetto di rendere ignoranti milioni di persone e di privilegiare quelli che potevano andare nelle università e nelle scuole di eccellenza dove trovavano maestri autorevoli e programmi rigorosi. Perciò oggi sono sempre più numerosi coloro che pretendono una scuola più seria, più rigorosa, con insegnanti preparati e più autorevoli. Ma incominciano anche a capire che sono indispensabili delle norme morali di base interiorizzate, apprese fin dall’infanzia. Non puoi aspettare che il bambino impari da solo che non deve rubare o angariare i suoi compagni. Devi insegnarglielo e far sì che se lo imprima nella mente, diventi una abitudine. Infine stiamo anche capendo che il nostro ordine sociale è fondato sul comandamento fondamentale: «Comportati con l’altro come vorresti che lui si comportasse con te». Un comandamento che non può esser dimostrato con un calcolo dei costi-benefici. O lo accetti o non lo accetti. In cinquant’anni siamo passati dall’autoritarismo più cieco all’anarchia più totale, dalla società più rigida a quella più sbriciolata, liquefatta. Ma non si va oltre il liquido, si deve incominciare la ricostruzione.
Francesco Alberoni(fonte: Corriere della Sera del 29 marzo 2010)
www.alberoni.it
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