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lunedì 29 marzo 2010

Bravi maestri e regole morali contro la società «liquefatta» (F. Alberoni)

I sociologi ci ripetono che il nostro sistema sociale si va sempre più destrutturando. Siamo passati dalla società industriale a quella postindustriale, poi a quella postmoderna, infine a quella che Bauman chiama liquida perché non ha più regole e legami forti. Io credo invece che a fasi di destrutturazione seguano fasi di ricostruzione e che questa nuova fase ricostruttiva sia già cominciata. Prendiamo il campo dell’insegnamento. Cinquant’anni fa dall’incontro fra Dewey, la psicoanalisi ed il marxismo volgare, è nata una pedagogia secondo cui non si devono imporre regole e dare nozioni. Il bambino non deve imparare a memoria le tabelline, le poesie, i nomi geografici, le date della storia, non deve studiare la grammatica, l’analisi logica. Non deve nemmeno riconoscere l’autorità dei genitori e degli insegnanti. Questi pedagogisti pensavano che l’individuo sarebbe stato più libero di creare e sarebbe avvenuta una stupefacente fioritura culturale. Invece si è creato un vuoto che è stato riempito dalla cultura mediatica.

Il ragazzo non sa le poesie ma conosce le canzonette, non segue i comandamenti morali ma «ciò che dicono i compagni », non conosce i classici ma quello che dicono i personaggi televisivi. La pedagogia che livella tutto sul basso per eliminare le differenze, in realtà ha avuto come effetto di rendere ignoranti milioni di persone e di privilegiare quelli che potevano andare nelle università e nelle scuole di eccellenza dove trovavano maestri autorevoli e programmi rigorosi. Perciò oggi sono sempre più numerosi coloro che pretendono una scuola più seria, più rigorosa, con insegnanti preparati e più autorevoli. Ma incominciano anche a capire che sono indispensabili delle norme morali di base interiorizzate, apprese fin dall’infanzia. Non puoi aspettare che il bambino impari da solo che non deve rubare o angariare i suoi compagni. Devi insegnarglielo e far sì che se lo imprima nella mente, diventi una abitudine. Infine stiamo anche capendo che il nostro ordine sociale è fondato sul comandamento fondamentale: «Comportati con l’altro come vorresti che lui si comportasse con te». Un comandamento che non può esser dimostrato con un calcolo dei costi-benefici. O lo accetti o non lo accetti. In cinquant’anni siamo passati dall’autoritarismo più cieco all’anarchia più totale, dalla società più rigida a quella più sbriciolata, liquefatta. Ma non si va oltre il liquido, si deve incominciare la ricostruzione.

Francesco Alberoni

(fonte: Corriere della Sera del 29 marzo 2010)

www.alberoni.it

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