Trovo questo post di Maria Latella, direttrice di "A" una perla.
Lo pubblico su NNC per condividerne il significato ed unirmi, concettualmente, al progetto.
«In tempi così incerti, ciascuno di noi fa i conti con una cosa: la credibilità». Il banchiere che mi sta davanti non ricorre a giri di parole per spiegarmi perché la crisi morde di più certe aziende piuttosto che altre, perché certi Paesi sono più a rischio di altri. Perché, a parità di situazione economica, alcuni Paesi vengono percepiti come credibili e altri meno. Alcuni imprenditori, credibili, possono ancora contare sul fido delle banche e altri, meno credibili, no.
È, appunto, una questione di credibilità. Sostantivo momentaneamente ancora intatto, non rovinato dall’uso e abuso di talk show.
È per rispetto verso questo sostantivo, credibilità, che, dal 2007 “A” conduce la sua campagna contro i Senza Talento.
Utilizzare un packaging sofisticato per far passare il messaggio che “quella” signorina, soubrette, attrice, consigliera regionale ci stiano dando una notizia non convince. Primo: perché notizie da queste signore (o signori) sono venute solo leggendo certe conversazioni telefoniche. Secondo: perché il messaggio che passa è “sono tutti uguali”. Chi per diventare famoso ha lavorato sodo e chi ha semplicemente lavorato a letto.
Qualcuno, anche tra giornalisti molto stimabili, pensa (o almeno così sembra) che la copertina di un settimanale di svago non vada appesantita da “valori etici”. Non sono d’accordo. Parafrasando Gertrude Stein “un giornale è un giornale è un giornale”.
E quanto più si ripromette di alleggerire la vita di chi lo legge, tanto più dovrebbe essere credibile per quel che offre col suo biglietto da visita.
(fonte: LEIWEB del 29 sett 2011)
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Grazie di cuore!
Luca
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