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venerdì 5 marzo 2010

Rotondi: troppe incapacità. Dobbiamo temere le norme e rispettarle

«Anche la Dc si dilaniava tra correnti. Nessuno però si scordava della lista. Ora serve una soluzione politica»
(Dal Pdl - «Va evidenziato l’errore, può essere un vulnus per la democrazia»)


ROMA - Ministro Gianfranco Rotondi, non sarà ora che i vertici del Pdl chiedano scusa agli elettori per il pasticcio delle liste?

«Io l’ho detto dal primo momento e mi fa piacere che poi mi sono venuti dietro tutti. La mia tesi può essere apparsa un po' guascona, i toni saranno stati rustici...».
Ha detto che i suoi colleghi di partito, a Roma, sono «una banda di incapaci».

«Vero, ho detto proprio così. Ma la sostanza è che la prima attività di un partito è presentare le liste e un partito che non ci riesce segnala una incapacità. Io non escludo che questi amici siano stati tenuti fuori dal tribunale con la violenza, ma faccio una domanda, ame stesso e a loro. Perché il primo partito del Paese si deve ridurre all’ultimo minuto del sabato per presentare le liste?».
Già, perché?

«Pdl e Pd dovrebbero essere i primi, proprio perché hanno alle spalle la maggioranza degli elettori. E qui io ho già fatto autocritica».
Si sta cercando una soluzione politica, lei è d’accordo?

«Si può avere una competizione senza competitori? No.

Dunque una soluzione politica è necessaria.

C’è un precedente, già il governo Dini nella primavera del '95 concesse ai radicali, che al solito digiunavano, una proroga per la riapertura dei termini».
Prima che scadessero, però.

«No, anche in quel caso i termini erano scaduti. Questa volta è indubbio un dato clamoroso, cioè che è fuori il partito di maggioranza. Per non dire di Milano, dove nemmeno Grillo e la Guzzanti avrebbero potuto mandare in scena l’ipotesi di scuola che la Lega sia fuori per mancanza di firme. Non aver concesso la possibilità di integrare la documentazione è stato eccesso di zelo da parte dei giudici».
Qual è lo stato d’animo fra i suoi amici ed elettori?

«In generale patiamo un danno dall’episodio, perché in politica il nemico più insidioso in agguato è il ridicolo. Tutti si sono dispiaciuti delle mie parole, ma in fondo sono stato benevolo. Ho detto che si è trattato solo di incapacità».
Non crede alla lotta tra le due anime del Pdl?

«La lotta è normale, anche la Dc si dilaniava tra correnti. Mai nessuno però si scordava di presentare la lista».
Gli elettori sono disorientati.

«Di certo dobbiamo evidenziare l’errore, che rischia di essere un vulnus per la democrazia. Noi politici pensiamo che le regole in materia elettorale siano convenzioni elastiche, io invece penso che dovremmo temere le norme che noi stessi facciamo e rispettarle».
Le scuse arriveranno?

«Io chiederei pure scusa, ma non so se ho ragione e se il resto del partito è d’accordo. E se invece avessero ragione loro?».

M. Gu.

05 marzo 2010

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