Poi la vivacità, la freschezza e lo stupore del bambino. Il giovane lo immagini pieno di energia, rapido, scattante, recupera le forze rapidamente. Sul piano mentale è curioso, sperimenta, impara rapidamente, ha fiducia nel futuro, si adatta alle diverse circostanze, pensa fuori dagli schemi costituiti, è creativo, costruttivo. Nel vecchio tutte queste qualità si irrigidiscono. Ma è proprio così? Sono proprio così tutti i giovani che conosciamo? No. Molti sono abitudinari seguono passivamente le mode, le direttive del gruppo, perdono tempo con giochi stupidi. Altri sono pigri, non leggono, non studiano, non sanno concentrarsi, non hanno fiducia nel futuro, non sanno porsi e perseguire una meta. Le qualità che abbiamo descritto come tipiche della giovinezza le troviamo piuttosto in alcune persone eccezionali con una grande intelligenza, la mente aperta, la capacità di creare e di rinnovarsi continuamente.
Goethe, Freud, Marie Curie, Simone de Beauvoir, Verdi, Puccini, Charlie Chaplin, sono sempre rimasti giovani. Ma non è necessario avere il loro genio per restare giovani. Basta coltivare le nostre qualità umane. Invece molte persone diventano psicologicamente vecchie a trent’anni perché si rinchiudono nelle loro abitudini, nei loro preconcetti, nel loro orizzonte ideologico, non accettano il nuovo, il diverso. Frenano le loro emozioni, non affrontano nuovi problemi, diventano rigide e ripetitive. E se, grazie alla ginnastica, alle diete, alla chirurgia estetica riescono ad apparire fisicamente giovani, quando parlano ti accorgi che interiormente sono rimaste quelle che erano nel passato.
Vecchio è chi non evolve. Per restare psicologicamente giovani servono a poco le palestre e gli interventi estetici. Bisogna tenere aperta la mente ed il cuore, accettare l’umanità in tutte le sue forme, osservare, studiare il nuovo, cercare di capirlo, non seguire il gregge, non seguire le mode, non farsi trascinare dalla corrente, giudicare con la propria testa, vivere le proprie emozioni, cercare ciò che è intenso, essenziale e il resto buttarlo via.
Francesco AlberoniDal Corriere della sera 15 marzo 2010
www.alberoni.it
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