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martedì 16 marzo 2010

Bologna, la commissaria meglio di tre sindaci: via al metrò dopo 11 anni

Credo che in molti Comuni d'Italia, come successo a Bologna, sia necessario un intervento urgente di un Commissario per uscire dalla palude dell'immobilismo e della mediocrità.
Io la penso così...
Grazie di cuore!

Luca

BOLOGNA - Annunciato come una sorta di Grande Sonno, destinato a ibernare progetti e slanci tra i ghiacci di una burocratica paralisi amministrativa, l' avvento del commissario di governo nella Bologna bombardata dalle inchieste del «Cinzia gate» e dalle dimissioni del sindaco pd, Flavio Delbono, si sta invece rivelando, se non altro a livello di immagine, una piccola Caporetto per la politica della città delle Due Torri. In soli 20 giorni, Anna Maria Cancellieri, subito ribattezzata «lady di ferro», 66 anni, un passato da prefetto a Genova e prima ancora a Catania, una forte somiglianza con «La signora in giallo», al secolo Angela Lansbury, risolutrice di delitti eccellenti in una fortunata serie tv, ha portato in dote a Bologna ciò che tre giunte comunali (Guazzaloca, Cofferati, Delbono) e 11 anni di trattative con governi nazionali di vario colore non erano riuscite a portare: lo sblocco, cioè, del tortuoso iter per la costruzione del metrò bolognese, trovando la quadra tra l' obbligo del Comune di contribuire al finanziamento dell' opera per il 30% (108 milioni sui 388 totali) e i rigidi paletti del Patto di stabilità. Come? Rateizzando l' intero flusso finanziario, sia i fondi comunali che quelli statali. «C' è la volontà di andare avanti, la prossima tappa sarà il bando d' appalto» ha annunciato la Cancellieri, che, attenta a non stravincere, ha tenuto a sottolineare che «il merito non è mio, ma di quelli che hanno portato il progetto al Cipe», facendo intuire un ruolo da apripista della giunta Delbono. Ma visto che alla fine conta il risultato, resta lo smacco per Pd e Pdl. Che, di fatto esclusi dalla cabina di regia della città (il commissario, uno e trino, riunisce in sé i poteri del sindaco, della giunta e del consiglio), ancora non hanno preso le misure (e chissà mai se avverrà) al potere «neutro» della Cancellieri, oscillando tra critiche (è il caso del Pd sull' emergenza neve o sul testamento biologico), fragorosi e spesso interessati applausi (il Pdl è arrivato ad ipotizzare una candidatura a sindaco della «lady di ferro») e occhiute rimostranze (entrambi i poli hanno rimarcato l' assenza del commissario ad alcune cerimonie). Inevitabile, che anche a una come la Cancellieri, abituata a trattare con i camalli genovesi, sia venuta la mosca al naso. «Io ho la coscienza a posto, non è colpa mia se sono qua - è sbottata -, la verità è che non mi vogliono». Parole poi smorzate con il Corriere di Bologna: «Volevo dire che il mio arrivo ha provocato qualche ansia. Io sono qui per fare. Non mi candiderò mai a sindaco e terrò un profilo bassissimo». Mica facile. «La sinistra ha una visione padronale, attacca chiunque non è del suo circolo» ha tuonato l' ex sindaco Guazzaloca. E Gianfranco Fini, incontrando ieri in città il commissario, è andato dritto al cuore della questione: «Bologna è una città fantastica, signora, ma anche complicata». «L' avevo intuito...» è stata la scherzosa replica della Cancellieri. Subito interrotta dal leader del Pdl emiliano, senatore Berselli, in versione latinista: «Hic manebimus optime (qui staremo ottimamente, ndr)...». Che potrebbe essere un augurio. O magari no.

Alberti Francesco

13 marzo 2010 dal Corriere della Sera

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