Serve una cultura politica e amministrativa dell´azione. Una nuova occasione per ristabilire le prioritá e affrontare i problemi con coraggio. Spesso il problema non é il problema... ma come si risponde (o non si risponde) ad esso! Imparare ad ascoltare, ad essere presenti davanti alle persone, a trovare delle soluzioni semplici ma efficaci é un compito che spetta agli amministratori. Un´emancipazione di queste figure é necessaria per una migliore politica, per una piú coraggiosa classe amministrativa, per una societá piú civile e piú utile a tutta la collettivitá, nessuno escluso. Diamoci da fare!
Grazie di cuore!
Luca
Serve dire la verità, chiudere le polemiche e rimboccarsi le maniche
I dati economici, nelle mani degli economisti, sono dei numeri, nella realtà sono violenti cambiamenti sociali. Dietro lo sviluppo del Prodotto interno lordo degli Anni 50-60 c'è stato lo spostamento di sedici milioni di persone dal Sud al Nord, dalla campagna alla città, con la morte delle città del Meridione, con le ragazze che venivano nel Settentrione come fanno oggi le romene e le slave.
Anche oggi, dietro l'1% di crescita del Pil ci sono trasformazioni impressionanti. La prima è rappresentata dai giovani disoccupati che non hanno la formazione e soprattutto la mentalità necessarie per affermarsi in un mercato mondiale dove lo sviluppo tecnologico non avviene solo nei Paesi occidentali, ma anche in India, in Cina, in Corea.
La seconda è che il lavoro manuale sta passando in mano agli immigrati. Prima le attività più povere, come raccogliere i pomodori nel Meridione; poi quelle più faticose come il facchino e il manovale; poi l'operaio specializzato, il falegname, l'idraulico, l'elettricista, il muratore, il camionista. E qui, ormai, rischiano di restare disoccupati gli operai italiani più anziani. Molti immigrati si specializzano: i portieri sono filippini, le badanti slave, i cinesi hanno i loro sistemi esclusivi di produzione e vendita. Nei prossimi anni riusciremo a conservare le competenze e gli standard di eccellenza su cui era basato il made in Italy?
Nelle regioni a più basso grado di sviluppo, mafia, 'ndrangheta e camorra reclutano eserciti di giovani disoccupati con cui terrorizzano agricoltori, commercianti e imprenditori, li strozzano con l'usura e s'impadroniscono dei loro beni. Si impossessano così di grandi territori creando veri e propri feudi. I giganteschi sequestri ci danno una idea di quanto smisurate siano le loro proprietà.
Sono tutti problemi affrontabili, ma vi confesso che mi sento male quando, di fronte ai pastori che vendono le loro terre, ai commercianti sfrattati dalle loro case, agli operai di cinquant'anni che non trovano più lavoro, sento i politici rispondere che l'Italia ha solo il 9% di disoccupazione e che stiamo meglio della Grecia. È vero ma, per favore, voi che siete o state per diventare assessore, sindaco, governatore, ministro, dimenticate le astrazioni, dimenticate le polemiche, ascoltate la gente, studiate i loro problemi, non siate ipocriti, dite la verità, quando non sapete dite che non sapete, risolvete un problema alla volta, ma per davvero.
Anche oggi, dietro l'1% di crescita del Pil ci sono trasformazioni impressionanti. La prima è rappresentata dai giovani disoccupati che non hanno la formazione e soprattutto la mentalità necessarie per affermarsi in un mercato mondiale dove lo sviluppo tecnologico non avviene solo nei Paesi occidentali, ma anche in India, in Cina, in Corea.
La seconda è che il lavoro manuale sta passando in mano agli immigrati. Prima le attività più povere, come raccogliere i pomodori nel Meridione; poi quelle più faticose come il facchino e il manovale; poi l'operaio specializzato, il falegname, l'idraulico, l'elettricista, il muratore, il camionista. E qui, ormai, rischiano di restare disoccupati gli operai italiani più anziani. Molti immigrati si specializzano: i portieri sono filippini, le badanti slave, i cinesi hanno i loro sistemi esclusivi di produzione e vendita. Nei prossimi anni riusciremo a conservare le competenze e gli standard di eccellenza su cui era basato il made in Italy?
Nelle regioni a più basso grado di sviluppo, mafia, 'ndrangheta e camorra reclutano eserciti di giovani disoccupati con cui terrorizzano agricoltori, commercianti e imprenditori, li strozzano con l'usura e s'impadroniscono dei loro beni. Si impossessano così di grandi territori creando veri e propri feudi. I giganteschi sequestri ci danno una idea di quanto smisurate siano le loro proprietà.
Sono tutti problemi affrontabili, ma vi confesso che mi sento male quando, di fronte ai pastori che vendono le loro terre, ai commercianti sfrattati dalle loro case, agli operai di cinquant'anni che non trovano più lavoro, sento i politici rispondere che l'Italia ha solo il 9% di disoccupazione e che stiamo meglio della Grecia. È vero ma, per favore, voi che siete o state per diventare assessore, sindaco, governatore, ministro, dimenticate le astrazioni, dimenticate le polemiche, ascoltate la gente, studiate i loro problemi, non siate ipocriti, dite la verità, quando non sapete dite che non sapete, risolvete un problema alla volta, ma per davvero.
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