Non è immaginabile, chiaro!
Però abbiamo tutti una cosa in comune: l'errore.
Ora, la domanda non è tanto chi li fà e chi no (infatti tutte le Amministrazioni sono attaccabili proprio per questo motivo, perchè tutte comettono errori) ma quanto: "cosa impariamo da essi?".
Qui, in questa domanda, c'è la chiave di volta...
Grazie di cuore!
Luca
Noi tutti compiamo errori di ogni tipo e per le cause più disparate. Disattenzione, ignoranza, paura, imprudenza. Però quando osserviamo i grandi accadimenti storici abbiamo spesso l’impressione che molti errori nascano da uno stato alterato della mente, da un eccitamento eccessivo, da una vertigine che ha reso i protagonisti troppo sicuri. Mussolini ed Hitler non erano mai stati negli USA, non avevano una idea della potenza industriale americana, ma si erano costruiti una idea immaginaria della sua debolezza. Quasi tutti i rivoluzionari fanno errori catastrofici perché affrontano situazioni totalmente nuove.
Quando Emiliano Zapata e Pancho Villa hanno conquistato Città del Messico non sapevano assolutamente governare uno Stato moderno. Ma anche il «grande timoniere » Mao Tse tung, col «grande balzo in avanti» ha prodotto una delle più paurose carestie della storia. Molte decisioni storiche vengono prese in uno stato di eccitamento collettivo che ottunde le capacita critiche. Chi voleva la Prima guerra mondiale pensava che sarebbe durata pochi mesi. Due decenni dopo i tedeschi erano convinti che con le truppe corazzate non avrebbero più avuto avversari e Goering si era messo in testa che bastasse l’aviazione per costringere l’Inghilterra alla resa. Molti leader che balzano alla ribalta in situazioni belliche o rivoluzionarie spesso sono personalità autoritarie ed impulsive con poco senso critico e che non ammettono mai di aver sbagliato.
Quando Emiliano Zapata e Pancho Villa hanno conquistato Città del Messico non sapevano assolutamente governare uno Stato moderno. Ma anche il «grande timoniere » Mao Tse tung, col «grande balzo in avanti» ha prodotto una delle più paurose carestie della storia. Molte decisioni storiche vengono prese in uno stato di eccitamento collettivo che ottunde le capacita critiche. Chi voleva la Prima guerra mondiale pensava che sarebbe durata pochi mesi. Due decenni dopo i tedeschi erano convinti che con le truppe corazzate non avrebbero più avuto avversari e Goering si era messo in testa che bastasse l’aviazione per costringere l’Inghilterra alla resa. Molti leader che balzano alla ribalta in situazioni belliche o rivoluzionarie spesso sono personalità autoritarie ed impulsive con poco senso critico e che non ammettono mai di aver sbagliato.
Col loro fanatismo trascinano gli altri e li portano a fare atti sconsiderati. Pensiamo a quante sciocchezze hanno fatto gli studenti che hanno occupato le università negli anni Sessanta e quanti danni hanno creato gli artisti che contestavano la mostra di Venezia. Naturalmente nelle circostanze eccezionali emergono anche personalità straordinarie, capaci di creare e costruire. Tutti però corrono il pericolo di eccessi. Perfino Napoleone ha compiuto un fatale errore di presunzione quando si è fermato a Mosca aspettando la resa dello zar. Insomma le cause dell’errore sono infinite, sappiamo che possiamo sbagliare tutti, anche i più timidi, i più riflessivi ed i più prudenti, e che basta una disattenzione, un errore insignificante. Ma di certo nei momenti drammatici della storia sbagliano più frequentemente gli individui aggressivi, autoritari, megalomani, che non ammettono i propri errori, che agiscono in un stato di esaltazione e che perdono il senso della realtà.
Francesco Alberoni
(fonte: Corriere della Sera del 21 giugno 2010)
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