Il caso di Laura Antonelli, una delle più belle e famose attrici del cinema italiano, colpita da malvagità e da disgrazie, mi ha fatto venire in mente quante persone meritevoli e famose nel corso della storia sono finite povere o sono state perseguitate ingiustamente. È facile passare dall’applauso alla gogna, dalla gloria all’insulto. Anche per la persona più nobile e innocente, basta uno schizzo di fango e subito c’è gente che incomincia a trovarle difetti, a scoprire errori, colpe che vengono ingigantite.
Quanta gente di valore è stata schiacciata in questo modo. Socrate, il padre della morale razionale, è stato condannato a morte, Scipione il vincitore di Cartagine è stato accusato fino al punto da costringerlo ad andare in esilio, Galileo il più grande scienziato della storia è stato imprigionato, il creatore della chimica Lavoisier è stato ghigliottinano fra gli insulti del popolo, Semmelweis lo scopritore della cura della febbre puerperale che faceva strage fra le donne è stato rinchiuso in manicomio. In Italia penso a quanto è stato fatto a Enzo Tortora, un uomo dolce, amato dal popolo, travolto da accuse infami e additato al ludibrio.
C’è una misteriosa vicinanza fra la gloria e il ludibrio. La stessa gente che gridava «evviva» ora grida «abbasso», chi gridava « ti amo » ora grida « ti odio», chi gridava «vita» ora grida «a morte». Però, attenti, questo mutamento improvviso di opinione non avviene spontaneamente, è sempre opera di qualcuno che odiava già da prima e approfitta del momento adatto per convincere gli altri. Infatti, tutti coloro che emergono, che valgono, che sono ammirati e amati, hanno sempre dei nemici che li odiano e li invidiano in modo feroce. Finché sono amati, ammirati e hanno potere, queste persone piene di livore e di odio brontolano, mugugnano ma non possono fare altro che rodersi il fegato e sognare la vendetta. Ma appena la persona di valore si indebolisce o fa un errore o qualcuno la accusa ingiustamente, le scatenano contro una campagna di calunnie e di diffamazione, diffondono ogni tipo di menzogne, urlano allo scandalo e la fanno apparire un farabutto. E poiché sono decisi e organizzati trascinano gli altri.
Certo, c’è anche chi non si fa convincere, ma la maggioranza li segue come un gregge di pecore. Così una minoranza di malvagi e di invidiosi spesso riesce a portare alla rovina chi è migliore di loro manovrando la diffidenza, i sospetti e la credulità delle masse.
Francesco Alberoni
(fonte: Corriere della Sera del 07 giugno 2010)
se l'invidia distrugge i telenti notaresco non dovrebbe esistere
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