OPEN SOURCE.
Che vuol dire?
Che vuol dire?
Trovo su Wikipedia e riporto degli stralci:
In informatica, open source (termine inglese che significa sorgente aperto) indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. Questo è realizzato mediante l'applicazione di apposite licenze d'uso.
La collaborazione di più parti (in genere libera e spontanea) permette al prodotto finale di raggiungere una complessità maggiore di quanto potrebbe ottenere un singolo gruppo di lavoro.
Attualmente l'open source tende ad assumere rilievo filosofico, consistendo di una nuova concezione della vita, aperta e refrattaria ad ogni oscurantismo, che l'open source si propone di superare mediante la condivisione della conoscenza.
Negli ANNI '80 nacque la GNU General Public License (GPL), il preambolo del cui manifesto comincia con: «Le licenze per la maggioranza dei programmi hanno lo scopo di togliere all'utente la libertà di condividerlo e di modificarlo. Al contrario, la GPL è intesa a garantire la libertà di condividere e modificare il free software, al fine di assicurare che i programmi siano "liberi" per tutti i loro utenti»
Già in altri post abbiamo dedicato attenzione ai network e alle piattaforme open source, così oggi ci spostiamo sull'applicazione dell'Open Source nella Pubblica Amministrazione.
Nelle aziende private all'avanguardia, da tempo si sono avviati progetti OS per stare al passo con i tempi e magari anticiparli.
Anche la Pubblica Amministrazione è chiamata in causa su questo argomento. A Notaresco e nella provincia di Teramo (e nelle PA d'Abruzzo) affrontare un processo di innovazione epocale di questo genere non avrebbe precedenti!
Rendere i servizi ai cittadini più snelli e più flessibili e nello stesso tempo rendere ai dipendenti il lavoro più veloce e leggero, sono le sfide innovative per i prossimi anni.Ma di cosa abbiamo bisogno per compiere questo salto del fossato?
Persone (amministratori e dipendenti), prodotti (software) e servizi (interni e verso gli utenti) all'avanguardia.
Tutto questo può bastare? La sfida per la PA consiste nel rimanere in scia all'innovazione continua cercando di mantenere i costi al minimo possibile.
Con l'Open Source si può fare!(Da SWISSINFO.CH del 1 feb. 2008)
- L'esperienza altoatesinaUno degli esperimenti più ambiziosi d'impiego dell'«open source» in ambito pubblico – indicato come modello anche dalla Commissione europea – è quello attuato in Italia dalla Provincia autonoma di Bolzano.
Concretamente – spiega Erwin Pfeifer, attivo presso il locale Ufficio dell'informatica –, durante gli ultimi anni è stato installato su tutti i computer dell'amministrazione il pacchetto OpenOffice (programmi di burotica), disponibile gratuitamente su Internet.
Altri spunti interessanti nell'articolo sono:- Risparmio e versatilità
- L'unione fa la forza- C'è chi preferisce attendere
- ecc...L'idea (da questo momento) ufficialmente è stata lanciata, vedremo se sarà possibile recepirla e realizzarla.
L'idea c'è, la tecnologia pure! Se ci mettiamo anche la volontà, è fatta.
Grazie di cuore!
Luca
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