«Il primato della politica». Quante volte l'ho sentito esaltare, soprattutto negli anni Settanta quando dominava il pensiero marxista. Per alcuni voleva dire che i gravi problemi richiedono sempre un intervento politico e quindi è dovere del cittadino democratico partecipare alla vita politica e prendere posizione. Ma per i marxisti voleva dire che tutte le loro attività, la scienza, la filosofia, la morale, la religione, l'arte, l'informazione devono essere giudicate solo in base al loro effetto politico. La lotta politica è una guerra fra il bene assoluto e il male assoluto. Bene è ciò che avvantaggia il nostro partito, male ciò che rafforza il nemico. Tutti i mezzi sono leciti per schiacciare l'avversario. Non c'è posto per i neutrali. Onorare, stimare, rispettare persone di valore che non militano nelle nostre file è sentimentalismo borghese. Bisogna ignorarle, svalutarle, denigrarle.
Oggi sono pochi coloro che sostengono una tesi simile. Quasi tutti a parole condannano la politica come odio e scontro fra amici e nemici, però nella pratica quotidiana è quello che fanno. Qualcuno di più, qualcuno di meno, ma i professionisti della politica e i grandi poteri privati o dello Stato sono tutti schierati come in battaglia. Perché essere ipocriti? I giornali, i telegiornali le rubriche di approfondimento — salvo eccezioni — sono di parte, citano solo i fatti a loro favore, vi si sentono accuse feroci. Per cercare di essere obbiettivi dobbiamo comportarci come una giuria popolare che ascolta accusa e difesa e poi arriva alla sua conclusione. Ma l'urlio politico è così violento, continuo e pervasivo, da generare una diffusa impressione di non vero.
Il primato della politica intossica ancora la vita culturale italiana, i mezzi di comunicazione di massa, le università, la giustizia, impedisce la selezione dei migliori, distorce la nostra immagine internazionale. Perché usiamo anche i giornali stranieri e i dibattiti europei per continuare la nostra opera di reciproca diffamazione. Non è affatto vero che un Paese ha i politici che si merita. La società italiana è più sana della sua classe politica e di potere. Stando in mezzo alla gente ti accorgi che ci sono persone colte, informate, di grande equilibrio. È fra i politici che trovi più facilmente gente incolta, male informata, ignorante. Molti non sanno parlare, non sanno scrivere, hanno un vocabolario poverissimo. No per favore, basta col primato della politica, mettiamoci piuttosto il primato della cultura.
Francesco Alberoni
(Dal Corriere della Sera del 14 dic 09)
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